cosa fare (e non fare) NELLO STUDIO DELLO PSICOTERAPEUTA

Nella ricerca di un buon terapeuta è importante stabilire un contatto personale, tramite telefonata. Solo visitando il suo studio e chiedendo informazioni sul tipo di terapia adottata, esperienze, formazione professionale (nella maggior parte dei casi i professionisti espongono al pubblico i loro diplomi), disturbi trattati, costi e quant’altro si può meglio capire se è il caso di iniziare un rapporto professionale.

Uno sguardo attento, magari assieme ad un amico o ad un parente:

  • al decoro dello studio clinico,
  • alla privacy della sala d’attesa,
  • alla presenza e alla cura dei servizi igienici,
  • agli eventuali attestati appesi alle pareti,
  • alle tariffe esposte trasparentemente al pubblico,
  • all’eventuale autorizzazione scritta all’esercizio della psicoterapia da parte dell’Ordine professionale,
  • al confort, all’igiene e alla salute ambientale
  • e anche all’atmosfera dell’ambiente,

 

È consigliabile telefonare e prendere un appuntamento a titolo informativo con più di un professionista (di solito anche tre) e conseguentemente operare un confronto prima di fare la scelta. Conviene sentirsi liberi di visitare anche 2, 3 terapeuti diversi prima di decidere quello adatto a sé stessi. 

Si può anche verificare direttamente, sottoponendosi ad alcune visite, se il terapeuta prescelto può essere idoneo alle proprie richieste. 

 

DOMANDE CHIAVE E “ATTEGGIAMENTI” SCORRETTI

Ad un certo punto di un breve percorso fatto ognuno troverà adeguate risposte alle seguenti domande chiave:

ü      Ha spiegato come funzionerà la terapia ovverosia le procedure metodologiche attuate? 

ü      Quale è il suo approccio metodologico al problema lamentato?  (orientamento epistemologico)

ü      È più interessato a comprendere il passato piuttosto che risolvere i problemi del presente?

ü      I tempi (durata) ed i costi sono stati presi concretamente in considerazione?

ü      Qual è l’impegno richiesto? 

ü      Vengono prefissati obiettivi concreti e misurabili anche da parte del paziente?

ü      Il paziente viene messo in grado di verificare i progressi terapeutici? 

ü      C’è coerenza tra la diagnosi e la terapia proposta?

ü      Le informazioni offerte sono state erogate solo a voce o anche messe per iscritto?”.

 

Nel caso poi di riscontro di atteggiamenti poco professionali o scorretti – purtroppo diffusi – come, ad esempio, la violazione della riservatezza, inviti a feste, pranzi o altre interferenze non inerenti alla terapia, quali telefonate inopportune o anche ambigue, un approccio confidenziale e cameratesco, eventuali tentativi, anche indiretti, di tipo affettivo sentimentale o sessuale, il paziente, per sua tutela, deve informare esplicitamente l’Ordine professionale in cui il clinico è iscritto, che provvederà disciplinariamente, in base ai rispettivi codici deontologici.

liberamente tratto da Paolo G. Zucconi, Il Manuale pratico del benessere, Edizioni Ipertesto, pag.517