MALATTIA “MENTALE” 2016 :DIAGNOSI PRECOCE?

Oggi pare possibile tentare di individuare la schizofrenia (o anche altre importanti malattie mentali) prima che queste si manifestino in modo conclamato attraverso la tipica “sintomatologia florida” .

 

L’IMPORTANZA DI INTERVENIRE PER TEMPO

Il vantaggio della diagnosi precoce è quello di poter intervenire tempestivamente ed in modo mirato, influenzando così, favorevolmente, il decorso della malattia mentale, in alcuni casi bloccarlo prima della sua insorgenza.

Le procedure di valutazione clinica indirizzate alla diagnosi precoce della malattia mentale tengono prevalentemente in considerazione 3 classi distinte dei seguenti segnali indicatori, per la cui detezione lo psicoterapeuta che diagnostica si serve:

 

  • del colloquio clinico con i soggetti a rischio e i loro familiari,
  • dell’osservazione sistematica comportamentale della persona valutata
  • di specifici esami psicometrici e questionari psicopatologici, estesi anche ai familiari.

 

QUALI “SEGNALI” OSSERVARE?

La prima classe di segnali indicatori riguarda i segni premonitori osservabili dallo psicoterapeuta comportamentale nella fase prodromica di una possibile malattia mentale. Infatti la maggior parte dei soggetti, prima di manifestare i sintomi inequivocabili della malattia mentale attraversa, durante l’adolescenza o nella prima età adulta, un periodo critico caratterizzato da vari segni premonitori che evolvono con modalità lenta e graduale. Tali segni prodromici, solitamente conseguenti ad un eventuale evento stressante di tipo perdita, fanno riferimento a:

immotivato ritiro sociale,

perdita di interesse nella scuola, nel lavoro o in altre attività prima coinvolgenti, deterioramento nell’igiene personale,

deterioramento nell’aspetto o nell’ordine,

scoppi di rabbia incontrollata,

comportamenti inusuali o strani,

mancanza di continuità nel perseguire decisioni o impegni spontaneamente presi (cambiamento immotivato del corso di studi o del lavoro),

impegno in iniziative o attività insolite o inutili,

cambio repentino di abitudini,

inadeguatezza nell’esprimere emozioni,

discorsi strani e poco comprensibili,

ostilità immotivata verso i familiari,

difficoltà di concentrazione,

preoccupazione esagerata per la propria salute o convinzione di avere malattie fisiche senza un’accertata base organica,

alterazioni del sonno,

disordini alimentari (alimentazione irregolare, eccessiva o ridotta). 

 

La seconda classe di possibili segnali indicatori fa riferimento ai “Sintomi di Base”.

 

Secondo il modello esplicativo cognitivo-comportamentale si ipotizza che la persona con maggior probabilità di sviluppare i sintomi di una malattia mentale abbia una vulnerabilità psicobiologica preesistente.

Ora tale vulnerabilità può essere individuata attraverso determinati indicatori soggettivi di tipo fenomenologico, presenti, anche per anni in fase prodromica, ma raramente riferiti nell’ambito dell’esame psicopatologico convenzionale.

Riguardano determinati sintomi dell’esperienza con carattere di disturbo e non osservabili dall’esterno, come:

la perdita del controllo e degli automatismi,

certi disturbi della percezione, del pensiero, della memoria, della motricità e delle funzioni vitali,

sovrabbondanza di stimoli,

sfiducia e paura del futuro.

Sono questi diretta espressione del substrato neurobiochimico di una possibile schizofrenia e sono considerati gli antecedenti delle “allucinazioni”, dei “deliri” e di una sofferenza più stabile, nel senso che sia la sintomatologia florida, sia i cosiddetti “ sintomi negativi[1]”, più ampi e maggiormente invalidanti, che permangono più a lungo, sorgono come reazione individuale a tali esperienze soggettive.

Infine tra i segnali premonitori si riscontrano quelli che possono essere raccolti dall’anamnesi familiare ed individuale che solitamente fa lo psicoterapeuta comportamentale.

 

L’IMPORTANZA DELLA STORIA FAMILIARE

Considerata la probabilità statistica che hanno i figli di malati mentali a contrarre una qualche forma di “psicosi”, uno degli indicatori su cui basarsi nelle procedure di diagnosi precoce è la storia familiare associata a determinate caratteristiche relativamente stabili del soggetto, evidenti in età infantile e/o adolescenziale.

Queste caratteristiche ineriscono ad

un comportamento anassertivo passivo (tradizionalmente definito timido),

introversione,

ipereccitabilità,

deficit nella soluzione di problemi,

difficoltà di fronteggiare eventi stressanti,

presenza di compromissioni neuropsicologiche, anche lievi.

 

INFINE

Più recentemente la ricerca ha riscontrato, quale ulteriore indicatore di vulnerabilità alla eventuale schizofrenia, l’intolleranza all’incertezza, spesso presente nei soggetti molto ansiosi.

Infine un accertato disturbo schizoide, schizotipico o paranoide di personalità sono indici che, già di per sé, possono far prevedere allo psicoterapeuta comportamentale un esito psicotico.

Chiarezza maggiore sempre presso uno Psicoterapeuta certificato.

 

liberamente tratto da: Paolo Zucconi, Il Manuale pratico del benessere, Edizioni Ipertesto, pag. 360

 

 


[1] Sono considerati “sintomi negativi”: appiattimento affettivo (mancanza di emozioni), ritiro sociale (diminuzione della capacità di sentire la vicinanza e l ’ intimità, scarsa concentrazione (disattenzione al lavoro e durante l’esame mentale), apatia (totale stato di indifferenza e disinteresse nei confronti di qualsiasi stimolo), povertà di linguaggio.